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domenica 4 aprile 2010

Mondanità


Ok, sono pessimo: di recente ho visto un po' di concerti interessanti e non ve ne ho parlato. Ma l'altro giorno ho visto un numero impressionante di giovani up the punx all'ennesimo concerto di un gruppo sconosciuto da noi, e questa cosa mi ha riripristinato la vena creativa. O almeno parte di essa.
Comunque sia, i migliori musicisti del mondo amano fare tour continuamente nelle terre germaniche, ma nessuno passa per quella cittadina chiamata Mannheim, che riesce a conciliare perfettamente una popolazione locale abbastanza working class con una popolazione stagionale di studenti di business, offrendo luoghi e strutture finalizzati ad appagare i bisogni di intrattenimento di entrambe le categorie, ovvero nulla a che fare con un minimo di musica decente. Gli immigrati italiani di seconda generazione ascoltano ciò che lo stereotipo degli immigrati italiani suggerisce: per dire, Gigi D'alessio ci ha riempito un posticino mica piccolo, qualche mese fa. Gli studenti di business ascoltano ciò che lo stereotipo degli studenti di business suggerisce: electro più o meno commerciale. Ah, e poi c'è una sorta di università della musica chiamata Popakademie. Naturalmente il fatto di chiamarsi Popakademie indica una precisa linea politica, e infatti tutti quelli che conosco che bazzicano da quelle parti hanno almeno un poster degli Strokes in casa. Ah bé, naturalmente quell'indie lì va un casino in tutti i locali un po' alternativi della città. Ma non mi lamento: in Italia vanno ancora gli Spa-P e Last Resort dei Papa Roach.
E poi c'è un centro sociale. Sorvolando il fatto che come in ogni centro sociale che si rispetti i frequentatori abituali tendono a conoscersi tutti e a guardare gli outgroup come in Alabama guarderebbero un afroamericano che entra in una sala da biliardo vestito da donna, c'è da dire che ogni tanto qualche concertino fico ci scappa. Inoltre, ho tovato un altro locale carino per concerti, che somiglia fortemente a un saloon dei film western ed è frequentato da persone che ti aspetteresti di trovare in un saloon dei film western, e che si chiama Der Bock.
In queste due venues ho visto suonare le band di cui vi parlerò.

18/01/2010 - Child Abuse + Hostile HodgePodge @ Der Bock


Arrivai un po' in ritardo, quell'ormai lontana sera del 18 gennaio (mi pare che fosse un lunedì) e gli Hostile HodgePodge stavano già suonando. Data la lontanaza dell'evento nella mia memoria, e la relativa brevità dell'esibizione, ricordo ben poco. Ma quello che ricordo è nitido: il bassista con la bandana stile Suicidal Tendencies; punk greve e poco pretenzioso, con chiare venature moshcore americano vecchia scuola. Niente che faccia gridare al miracolo dunque, tranne il fatto che i membri del gruppo non sono certo di primo pelo ma paiono suonare con l'entusiasmo (e la tecnica, aggiungerei) di un gruppo di teenager impaziente di mostrare i muscoli ai coetanei. Senonché i teenager di oggi paiono tutti usciti dal conservatorio, suonano generi estremi e lo fanno con quel cinismo da viveur tipico di chi le ha già viste tutte - ok non tutti i teenager di oggi, ma adoro fare la parte del vecchio cinico viveur. In ogni caso, se amate le cose really really old school potreste apprezzarli. La bandana del bassista è lì per indicarvi la via.
http://www.myspace.com/hostilehodgepodge
Tutt'altra storia i Child Abuse, da New York. Annunciati da un nome abbastanza sopra le righe, nessuno si aspettava che suonassero country-pop. Però dopo averli visti ho avuto come l'impressione che un nome più azzeccato non se lo potevano scegliere. In una parola: traumatici. Immaginatevi questi tre giovanotti di mezza età un po' sfigati che iniziano a montare la strumentazione, batteria, basso con duemila pedali, tastiera. Testata Orange. Collegata alla tastiera però, perché i Child Abuse non hanno un chitarrista. Strano? Ascoltateli e non ne sentirete la mancanza. Il suono del synth è la cosa più distorta che possa esistere, il basso è spesso talmente effettato da riempire tutto il sottofondo con una scarica vibrante di frequenze. Aggiungeteci un drumming matematico assolutamente storto e una voce (del tastierista) che alterna urla e growl ad alcune tenebrose spoken part, e avrete un'idea d'insieme: mathcore, che di solito uno associa ai Dillinger Escape Plan o ai Botch, viene qui ottenuto da una fusione di suoni elettronici assolutamente insana. Precisione millimetrica negli stacchi, continui cambi di direzione e tempi dispari a sfregio, loop progressivi e melodia praticamente assente. Il tutto a un volume abbastanza alto, in un pub che sta al piano terra di un palazzo di appartamenti praticamente in centro. E infatti lo stupro sonico dura poco: dopo neanche mezzora un tizio che assumo sia il proprietario del locale annuncia che il concerto è finito perché fuori c'è la Polizei che reclama un po' di pace per i già abbastanza traumatizzati cittadini germanici. Personalmente non è che ci sia rimasto più di tanto male: a mio avviso il genere dopo un po' rompe le palle, e mezzora mi pare una più che onesta esibizione (che a quanto pare non tutti garantiscono al giorno d'oggi, vedi sotto). In ogni caso, sempre felice di esplorare i labirinti della mente umana. Consigliati se vi piacciono i gruppi citati, con la consapevolezza che piuttosto che le tecnicate alla Dillinger qui si gioca tutto sui suoni e sulle reiterazioni da catena di montaggio. Una canzone ogni tanto ci sta alla grande, ma un album intero non credo che lo reggerei.
http://www.myspace.com/childabuse

24/01/2010 - Jaakko & Jay @ Juz


Jaakko & Jay sono due simpatici ragazzi finlandesi che vestono fieramente come vagabondi senzatetto e suonano un punk del più sincero e melodico in circolazione, il tutto con l'ausilo di una chitarra acustica e una batteria composta sostanzialmente da rullante e charleston. E impianto voci, ovviamente. Lo dico perché ci sono band che vantano una strumentazione da fantastilioni di dollari (quindi un mac) mentre loro con questi tre strumenti in croce sono capaci di comunicare un'energia che era praticamente dai tempi del primo disco dei Loved Ones che non ritrovavo. Se vi piace Frank Turner e in generale questa ondata di acoustic punk che negli ultimi tempi sta spopolando, non dovete assolutamente perderveli. Anche se purtroppo non avrete un'idea del vero valore di Jaakko & Jay, perché se su disco (uscito nel 2009 per Fullstream Records, interessante etichetta indipendente finlandese) vanno spediti come dei razzi, dal vivo ci aggiungono uno spettacolo stradivertente. Infatti oltre a essere due gran cazzeggiatori sul palco nella migliore tradizione Nofxiana, hanno un valore aggiunto in energia notevole: il batterista non ha la cassa ma pesta il piede sul palco. E per motivi a me ignoti si sente tantissimo. Il chitarrista rompe una corda ogni tanto e se la cambia con calma mentre sparano cazzate su argomenti che spaziano dal prendersi per il culo a vicenda al prendere per il culo l'audience, che nonostante l'indiscussa freddezza germanica pare divertirsi alla grande. Cantano praticamente tutti e due, e si fanno i cori a vicenda. Il chitarrista si butta in mezzo al pubblico, di tanto in tanto. Se questa moda dell'acustico a manetta ci porta anche gruppi come questo, allora ben venga. Anche la moda del pop-screamo ci ha portato il penultimo disco degli Underoath dopotutto. Procurateveli. Non suoneranno in Italia tanto presto temo, ma in caso andate a vederli. Consiglio di momentiibridi - e a momentiibridi, dato che li consco solo io ;)
http://www.myspace.com/jaakkonjay

06/02/2010 - Nothington + The Driftwood Fairytales + Colin Moore @ Juz


I Nothington sono forse l'unico gruppo qui presente conosciuto da chi leggerà questo post (ovvero solo coloro che scrivono su momentiibridi). Per cui potrei anche non perdere tempo nel cercare di raccontarvi la loro musica: più o meno siamo tra le fila del punk rock melodico che esalta la Punknews.org generation di kids che hanno bisogno di una melodia e di una voce rauca per sentirsi soddisfatti. In realtà questi californiani di San Francisco l'anno scorso hanno fatto un dischetto mica male, uscito su BYO Records, e scoprire che avrebbero suonato praticamente dietro casa mia mi riempì di gioia. Tuttavia, come ho detto poche righe orsono, non ho voglia di annoiarvi con informazioni che già conoscete. Per cui inizierò a parlarvi dei gruppi di supporto. Di Colin Moore ho da dirvi ben poco, dato che mentre suonava ero fuori a fumare. C'è da dire che da lì la musica non era male, classico acousic folk cantautoriale per aride serate estive sul portico di casa. Peccato che fosse il sei di febbraio, ci fosse la nebbia e il panorama consistesse in una zona industriale più o meno dismessa. Ma tant'è. Se amate il genere, amerete Colin Moore.
http://www.myspace.com/colinsacoustic
In compenso ho visto i Driftwood Fairytales, gruppo berlinese che ostenta una certa comunanza con la scena Punknews-eana di cui sopra. Sul sito del locale erano annunciati come i Gaslight Anthem tedeschi. La sparata era un po' alta, of course. Mettiamola su questi termini: non sono male, hanno un cospicuo numero di singalong, le melodie sono carine, non cagano fuori dalla tazza, si tengono sul midtempo, non sono troppo distorti, la voce del cantante non è né troppo pulita né troppo graffiante. Forse il problema sta proprio qui: non mi hanno lasciato niente, niente per cui dovrei ricordarmeli, niente che potrebbe farmi scegliere loro in mezzo ad altre decine di band che suonano lo stesso genere (ormai inflazionato, più o meno come l'hc melodico qualche anno fa). Fanno bene i compiti, questo sì. E un paio di canzoni azzeccate ce le hanno (ascoltatevi Cheap Shot Solidarity Anthem sul loro space). Devono solo bere un po' di Redbull e tentare il decollo.
http://www.myspace.com/thedriftwoodfairytales
Tornando ai Nothington, le informazioni rilevanti che posso darvi al riguardo sono: il chitarrista e cantante Jay Northington, il quale ha presumibilmente offerto il suo cognome come ispirazione per il nome della band, è stato l'ultimo chitarrista degli Tsunami Bomb. La cantante degli Tsunami Bomb è sempre stata un mio sogno erotico, sin da quando li vidi dal vivo nel 2003 di supporto agli Ataris e ai Vandals - bei tempi. Il batterista dei Nothington era il batterista degli Tsunami Bomb. L'altro chitarrista dei Nothington (il secondo da destra nella foto) assomiglia incredibilmente ad Alberto, ex bassista dei PMP, forse la migliore band alternativa italiana dal 2007 al 2008. I Nothington sono venuti da San Francisco in tour in Europa per suonare poco più di 20 minuti a quello che per loro ammissione era il primo show in assoluto della band in Germania. Un mio amico era convinto che avessero suonato 1 ora. Evidentemente si stava annoiando. Il pubblico non pogava. Quella sera non ho trovato la mia bicicletta in cantina e per circa un mese sono rimasto convinto che me l'avessero fregata, e invece qualche mio vicino stronzo l'aveva imboscata in una stanza di cui ignoravo l'esistenza. Quella sera ho beccato un due di picche perché non parlo tedesco. Da quella sera il mio karma ha iniziato a essere negativo.
http://www.myspace.com/nothington

15/02/2010 - JOOKABOX @ Der Bock


I JOOKABOX sono un gruppo composto due indie jesus ciccioni, un ragazzino imberbe e una tastierista che, nonostante sia chiaramente troppo magra, è stata giudicata hot dalla maggioranza della cumpa. E che faceva sorrisini ammiccanti alla maggioramza della cumpa. Sono tutti e quattro delle specie di hipsters degni di passeggiare per le vie di Williamsburg, a Brooklyn. Suonano quella specie di folk-weird che però non rompe come i Fleet Foxes e un ascolto se lo merita anche. Vengono dall'Indiana (in questo periodo sto incrociando un casino di gente del Midwest. E' un segno che i tempi del coas-to-coast stanno arrivando) ma in effetti più che bifolchi incalliti sembrano degli snob metropolitani. Non ero particolarmente entusiasta di andare a vederli, ma tenendo conto che la situazione concerti qui è quella che è, mi devo accontentare di ciò che capita. E poi il bassista ciccione che balla è comunque un'emozione. Gli abituali frequentatori del locale, non-più-giovani tedeschi vestiti da cowboy, hanno apprezzato alla grande.
http://www.myspace.com/jookabox

26/03/2010 - Elen Kaiser@ 7 Für Haiti, Jungbushhalle Plus X


Venerdì sera. Dopo una settimana di clima assolutamete primaverile, nel pomeriggio le nubi si addensano all'orizzonte. La temperatura si abbassa, si alza il vento, piove. La mia bicicletta ha la ruota davanti storta perché mentre se ne stava tranquilla e pacifica parcheggiata nella rastrelliera davanti all'università, quella di fianco (una bici da donna pesantissima e pure brutta) le è caduta contro. Pedalo sotto l'acqua fino a Jungbush, quartiere a maggioranza italiana molto pittoresco, ed è come se tirassi il freno a ogni giro della ruota. Tutto questo per vedermi un po' di band tedesche squisitamente emergenti e allo stesso tempo per una onesta causa: 7 Für Haiti è un evento organizzato tra gli altri da alcuni amici miei e gente del partito socialdemocratico (Spd per la cronaca, il principale partito di centro-sinistra tedesco, ciò che vorrebbe essere il Pd in Italia), e propone una ricetta semplice: 7 ore, 7 band, 7 euro l'ingresso, devoluti in buona parte in beneficenza, appunto, per Haiti. Arrivo per le 22.30 e mi sono già perso qualche band. La location è tipo una palestra (ah, quanti concerti in posti così che ho visto in vita mia), e ci becco nell'ordine: un gruppo ska assolutamente monotono, un duo hip hop di cui non capisco i testi, una cantante r'n'b che sembra uscita da Harlem ma probabilmente non è mai uscita dall'Europa. Strano, non credete? Niente gruppi di cover rock, metal o punk becero. La qualità del suono è quello che è, ma apprezo la proposta musicale piuttosto varia. Verso l'1, una tipa vestita da robbosissima che ha ballato tutta sera sale sul palco e si mette davanti al microfono, mentre un tizio monta la batteria e un altro mette su una megaconsolle con tastiere e controller vari di cui ignoro la funzione. Vengo così a conoscenza di Elen Kaiser, non una band ma una cantante, accompagnata da due musicisti costantemente impegnati a rendere l'atmosfera che sta intorno alla sua voce il più intrigante possibile. E finalmente mi sento soddisfatto di essermi preso l'acqua per una serata di band emergenti. Forse è uno stereotipo, ma il suono che questo trio di musicisti riesce a costruire è proprio quello che mi aspettavo di sentire a un concerto in una città tedesca durante una notte piovosa: in pratica ci muoviamo sui terreni di una certa indie-tronica che a tratti ricorda i Lali Puna o altri raffinati esempi berlinesi made in Morr Music, a tratti rientra in una struttura più smaccatamente pop, con il synth che si intreccia alle melodie della voce in un modo non dissimile a quello che ho sentito sull'ultimo disco di Bat For Lashes, e a tratti si lancia in lunghe suite elettroniche ai limiti del trance. La voce di Elen, che canta in tedesco, riesce a essere soffusa e potente a seconda di ciò che la base necessita, e si mantiene in ogni caso trascinate e anche sensuale - come del resto è la sua presenza e il suo modo di muoversi sul palco. Non so che ne sarà di questo strano trio, magari qualcuno si accorgerà di loro oppure resteranno relegati ai concerti nelle palestre di Jungbush; sta di fatto che venerdì scorso mi hanno rapito per tutta la mezzora abbondante della loro esibizione, dopo che le band emergenti mi avevano un po' rotto le palle. Spero che qualcuno dia loro un'opportunità, sarebbe bello vederli crescere. Se lo meritano.
http://www.myspace.com/elenkaiserzeit

27/03/2010 - Rejected Youth + Modern Pets + Super Geheimband @ Juz


Chiudiamo questo post in modo circolare, finendo con quell'accenno al pubblico di giovani punx che mi ha ridato l'ispirazione a scrivere (con la lentezza necessaria, of course, ma almeno costante). La foto qui sopra potrebbe essere presa dal primo disco dei Good Charlotte, lo so, ma non fatevi ingannare dalle apparenze: questa gente sa il fatto suo. Ve lo dico io, che guardo con una certa diffidenza ogni volta che una determinata scena si esprime in modo troppo appariscente: spesso, infatti, ciò che ne risente sono i contenuti. O peggio ancora, spesso l'appariscenza non è altro che un modo per nascondere l'assenza di contenuti dietro a uno strato di oggetti. Perché di questo si tratta: gli abiti, le capigliature, le spille e i piercing sono oggetti di consumo, prodotti dal mercato per determinate fasce di pubblico, esattamente come le polo Lacoste e i pantaloni larghi. Ma non voglio iniziare qui un discorso sulle subculture giovanili trito e ritrito. Voglio parlarvi della mia serata di sabato scorso.
Vi ho già parlato dello Juz, del fatto che sia comodamente vicino a casa mia, del fatto che sia un centro sociale fortemente politicizzato in direzione antifascista (e grazie al cazzo, direte voi), del fatto che sia frequentato praticamente dalle stesse persone ogni sera. Bene, l'ultima cosa che mi sarei aspettato sabato, serata piovosa anche se non eccessivamente fredda, era di entrare lì dentro e ritrovarmi in una folla di creste colorate, pantaloni a quadri, catene, giubbotti in pelle con toppe di band dai nomi che sanno di passato, piercings, dreadlocks viola, anfibi. Tutti oggetti di consumo in pratica, indossati fieramente da un esercito di gente in una fascia di età che andava presumibilmente dai 16 ai 40. Perché in realtà non si trattava di pischelli o bimbiminkia: l'impressione che ho avuto al concerto dei Rejected Youth, introdotti da un mio amico come la migliore streetpunk band tedesca, era di essere finito improvvisamente in una scena di SLC Punk (in italiano Fuori di cresta, se non lo avete visto smettete di leggere qui e scaricatevelo subito). Altro che poser. Il 90% delle persone lì dentro mi dava l'idea che avrebbe potuto farmi un culo decuplo, e che la cosa probabilmente non gli sarebbe neanche dispiaciuta più di tanto.
Ma tant'è. Del primo gruppo, i Super Geheimband, ho poco da dire: cover band punk marcio, canzoni che conosci solo se sei veramente invasato dal genere, e che infatti io non conoscevo. Penso sia la classica band just for fun, e infatti il pubblico si diverte - e lo comunica nel modo che più gli si addice: pogo e cori coadiuvati dai litri di birra che già da qualche ora vengono ingurgitati in abbondanza.
Discorso diverso per quanto riguarda la seconda band, i Modern Pets. Innanzi tutto, la tecnica e gli arrangiamenti mi fanno intendere che questi quattro punkacci di Stuttgart non sono proprio alle prime armi: e infatti da una veloce conversazione scopro che nei prossimi mesi se la suoneranno parecchio in giro, anche fuori dalla Germania (ma non in Italia, controllate sullo space in caso) per promuovere il loro 7inches in uscita per un'etichetta tedesca a me ignota. Musicalmente siamo immersi nel più classico streetpunk dei Clash senza contaminazioni reggae: midtempo, voci stonate, riffettoni solidi nonostante siano costruiti sui tre accordi più ovvii del mondo, cori alcolici, testi innocentemente anarcoidi.
http://www.myspace.com/modernpets
I Rejected Youth hanno uno di quei nomi che ti fanno sentire orgoglioso di essere punk ogni volta che li pronunci. Un nome così trasuda classico da ogni sillaba, e anche a vederli appare chiaro che l'età per essere dei classici ce l'hanno. Hanno anche una vecchia hit che nel ritornello ripete "allerta antifascista" in italiano (!!) cosa che qualche anno fa avrebbe potuto spianare loro la strada nei cuori dei kids nostri connazionali (se non fosse che erano tutti impegnati ad ascoltare le Porno Riviste). Più classico di così. Inoltre il batterista, da me ribattezzato Uomo Tartaruga (è il primo da sinistra nella foto in alto) pare essere una specie di guru della scena punk teutonica, con tanto di apparizioni in tv e interviste su giornali e fanze a tutto spiano. Gente importante, quindi. E soprattutto, gente musicalmente solida: le loro canzoni, pregne di street punk americano di nuova scuola, trascinano il coro ma allo stesso tempo mantengono una grande dignità combattiva, un po' come gli Anti-Flag dei tempi d'oro, solo più lenti e incalzanti, senza eccessi di forma. Canzoni tutte di un pezzo piene di chitarre, stacchi di batteria ridotti all'osso, voce da tabagista e gang-vocals che richiamano tutto il pubblico ogni volta, come ci si aspetta da ogni vero classico. Suonano poco meno di un'ora, compreso encore chiamato a furor di popolo, e nonostante non è che sia proprio il fan numero uno del genere non mi annoio. Non avranno avuto su di me quell'effetto euforizzante che paiono avere sui punkacci (ma credo che c'entri anche il fattore Classico), ma comunque una ricerchina su Soulseek l'ho fatta, e consiglio di farla anche a voi, se il genere vi piace anche solo un minimo. Questa è alta scuola. Ho visto la più grande streetpunk band tedesca e sono sopravvissuto. Lunga vita allo streetpunk.
http://www.myspace.com/rejected.youth

best,
fede

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